Grazie, Bangladesh!
Rudy lo conosco a Rimini in una calda sera del luglio 2018.
Sorseggiando uno spritz si chiacchiera piacevolmente del più e del meno. Lui è originario di queste zone, ma risiede in Bangladesh da circa 25 anni. Precisamente a Khulna, circa 150 km a sud ovest di Dacca, dove sorge la Casa Famiglia di Pang’ono Pang’ono, quella che gestisce con Alessandro.
Serenamente mi racconta di quella gente, di quei bambini/ragazzi ultimi del mondo, precisando con entusiasmo tanti aneddoti della sua grande famiglia, molti dettagli di quel paese a me così estraneo.
– Vieni a trovarmi! – conclude, salutandomi.
Mah! Ci faccio un pensiero da subito e lo sviluppo in fretta. Il Natale successivo parto per quel luogo sconosciuto. Un po’ di timori li ho. Non conosco nessuno, nemmeno lui! Come sarà lì? Che potrò fare? Mi piacerà? Avrò difficoltà?
Dopo un lungo e stancante viaggio arrivo a destinazione. Mi attendono tanti sorrisi rassicuranti che daranno un senso a quell’esperienza ed alle successive!
– Ciao Paola! – pare inverosimile, ma mi sembra di averla già vista, già conosciuta quella gente dagli occhi luminosi, dall’impatto genuino ed i modi gentili.
– Welcome Paola! – stava scritto sulla porta della mia camera. Grazie davvero!
Riposo serenamente ed il risveglio è “tutto amore a prima vista”! Sono spariti incertezze e dubbi iniziali. La casa è bella, variopinta, vivace, chiassosa, piena di vita vera!!! Si pranza “seated in circle” su stuoie di vimini dai colori accesi, disposte sul pavimento del salotto. …e si mangia con le mani riso, dhal, verdure. Difficile da spiegare, ma mi sento a casa, è tutto troppo bello!
Osservo fin dal primo giorno con simpatia come tutti si aiutino e si sostengano vicendevolmente come in una grande famiglia allargata. Qui convivono una 20ina di bambini/bambine/ragazzi/ragazze. Hanno religioni e provenienze diverse, tragiche storie d’abbandono alle spalle, ma si vivono e si relazionano come fratelli e sorelle. Tentano di ricostruire al meglio un passato difficile, cercano di superare gli ostacoli più grandi, si mettono in gioco, sfruttano al massimo le occasioni socio-relazionali. Nel loro percorso educativo sono prima di tutto accolti ed accettati per ciò che sono, per le possibilità che hanno, ovviamente nel rispetto delle loro singole potenzialità! La sensazione forte che percepisco è che in questa casa tutto avviene in modo semplice e naturale. È persino arduo da spiegare quanto mi appaiano autentiche le manifestazioni d’affetto spontanee, le belle relazioni che s’instaurano tra i componenti di questa grande e meravigliosa famiglia. I grandi che giocano ed accudiscono i piccoli!!Tutti educati e rispettosi delle regole! Ciò detto, sono bimbi ed adolescenti con necessità e limiti riconducibili alle loro età diverse, a personalità e vissuti differenti. Perciò litigano, polemizzano, alzano la voce, ridono e piangono come tutti i bambini e ragazzi del mondo!
L’organizzazione: il baba, come lo chiamano qui, anche se parla perfettamente bengalese, mantiene l’accento romagnolo! Questo mi piace troppo! Partendo dal concetto che la vita ha negato troppo ai suoi “figli speciali”, li coccola spesso, li accontenta quando può. Ascolta/suggerisce/consiglia/sgrida/ gioca/scherza/aiuta/stimola, sempre con il sorriso e la pazienza. Ma quanta ne ha!!! Pretende però rispetto assoluto delle regole stabilite. Non si mente, ci si spiega, si chiede, s’ammette d’aver sbagliato, si collabora, si contribuisce. Ed è un gran chiassoso ed un allegro vociare che focalizza giornalmente l’atmosfera di questa gioiosa famiglia molto allargata. Grazie a tutti!
La family è gestita e coordinata da un unico genitore con la collaborazione di Marta, la simpatica signora tuttofare e per tutti “la nonna”, delle donne che aiutano/cucinano ogni giorno quantità industriali di cibarie, di Chabi Madame che oltre a monitorare tutti i progetti scolastici, conosce perfettamente le peculiarità dei ragazzi, oltre a tutte le loro problematiche. Lo zio Alex ora è Parma per le vacanze natalizie, capisco però che è amatissimo dai nipoti. Alessandro, che conosce perfettamente la cultura del posto e la lingua bengalese, avrò modo di conoscerlo ed apprezzarlo in un soggiorno successivo. L’obiettivo principale di tutti coloro che agiscono/interagiscono con i ragazzi in sinergia d’intenti, è quello d’aiutarli in famiglia, ma soprattutto di sostenerli per progettare e realizzare il proprio futuro al di fuori dalla stessa. Ragazze e ragazzi dovranno perseguire un equilibrio interiore, tentando d’acquisire e/o recuperare un’identità personale, una sicurezza individuale, capacità relazionali, competenze personali che consentano loro una vita autonoma.
In casa sono tutti supportati affinché scoprano/coltivino/intensifichino, qualora possibile, le relazioni familiari esistenti con i genitori se ci sono, con eventuali fratelli, nonni, zii al fine di renderle significative al loro processo di crescita. Attualmente la nonna di Aminur ed Imanur sta qui con noi, dorme con loro nel lettone, aiuta a preparare pranzi e cene, collabora nelle faccende domestiche. Si tratterrà 2 settimane.
L’ultimo dell’anno nella “casa della gioia” è stato semplice ed unico davvero! Che bello poter condividere con i ragazzi una fetta di panettone italiano e osservarli raggianti nel veder stappare per la prima volta una bottiglia di vino!!! Quanta soddisfazione, allegria e riconoscenza sincera ho respirato!
Happy New Year a tutti di cuore!!!
Il giorno seguente visito il villaggio di Botayagata a circa 30 minuti di tuc-tuc da Khulna, dove sorge il centro di fisioterapia fondato da Pang’ono. È stato inaugurato solo quest’estate. L’intera struttura è frutto di una donazione italiana. Qui vengono curate le persone con disabilità fisiche che non possono permettersi di pagare i trattamenti fisioterapici e riabilitativi, o non sono in grado di essere trasportati in centri lontani dal villaggio. Due terapisti giovani e preparati seguono corsi d’aggiornamento all’avanguardia tenuti da esperti volontari italiani. Accanto al centro stanno finendo di costruire due appartamenti che consentiranno ai fisioterapisti di vivere lì con le loro famiglie. A febbraio saranno ultimate le aule di una nuova scuola; la 6° costruita in Bangladesh dalla ONG: BRAVI!!
Il 3 gennaio si parte per Shibnogor, un povero villaggio rurale del Bangladesh. Pang’ono qui ha costruito una scuola in bambù immersa in un garden ben curato e rigoglioso. Le aule sono colorate, ordinate, graziose. Su ogni porta delle stesse c’è dipinta a tinte accese una stagione. Il numero dei bambini che frequenta la scuola in questi anni è aumentato in maniera esponenziale. Ciò ha reso necessario realizzare un progetto di ristrutturazione e di ampliamento dell’edificio. Ora i bambini possono tutti andare a scuola. Anche il centro di cucito creato fuori dalla scuola sta funzionando molto bene. Le mamme che accompagnano i figli ed abitano in villaggi lontani, si fermano ed imparano così un mestiere unendo l’utile al dilettevole.
I RAGAZZI della casa sono tanti, tutti hanno storie di sofferenza, miserie, abbandoni alle spalle. Citerò solo qualcuno:
Abdul è uno dei più vecchi. Con James sono due veterani della casa. Abdul è talassemico. Orfano fin da piccino ha vissuto tra orfanatrofi e ospedali. Non ha più nessuno, il babbo è per lui “la mia mamma e il mio papà”. È un “po’ tanto” ripetitivo, ma fa troppa simpatia ed è il mio interprete ufficiale perchè conosce un po’ d’italiano.
James superattivo, egocentrico, sempre in movimento, talvolta umorale ed un tantino manesco se non contenuto, è il miglior amico di Abdul, col quale condivide la camera oltre ad una vita sventurata, come lui non ha più nessuno al mondo.
Shati è una ragazza bella ed intelligente che viene dalla vita misera di uno slum vicino. Qui ha avuto l’opportunità di studiare, attualmente è diventata infermiera. Si occupa amorevolmente dei più piccoli in casa…
Nashreen. In casa ha trovato un po’ di pace. A lei la vita ha negato tanto; infanzia ed un’adolescenza per molti tratti rinchiusa in casa. Soffre gravemente d’epilessia e ciò le ha marcatamente segnato l’esistenza. Al suo villaggio di provenienza la si ritiene indemoniata e posseduta dagli spiriti maligni. Deve conseguentemente accettare le cure di stregoni e guaritori improvvisati…
Choto Ridoy ha 7 anni compiuti da poco. Una malformazione agli occhi lo costringe ad indossare occhiali con lenti spesse. Dovrà subire un’operazione importante. In famiglia è il più piccolo di 3 fratelli. Gibon, il più grande, si è ricongiunto al nucleo da poco.
Dominic, amico del piccolo Ridoy e suo coetaneo, si sono conosciuti dalle suore di Madre Teresa.
Dominic cresce senza una famiglia, ospite dell’istituto. Non riesce a superare il dolore per l’abbandono subito e la separazione dalla mamma. Le suore dell’orfanotrofio ne parlano con Rudy, ritengono che la soluzione migliore per il piccolo sia quella di entrare in casa famiglia. Attualmente ha acquisito tante sicurezze e con il tempo si è ricongiunto a due sorelline che non conosceva.
Brian. Ha sofferto tanto perché sua madre, poverissima e senza aiuti, non aveva la possibilità di crescerlo e l’ha dovuto abbandonare. Ogni volta che la donna viene a trovarlo acquista un po’ di serenità. È contenta che il figlio abbia finalmente avuto l’opportunità d’essere accudito e seguito in questa casa!
Aysha: è stata una bimba estremamente timida, taciturna, impaurita che tratteneva il respiro quando qualcuno le rivolgeva la parola. È arrivata qui per evitare un matrimonio precoce. Ha finalmente trovato un ambiente sano, adatto alla sua crescita psicofisica. In famiglia Aysha si è affezionata tantissimo alla sua compagna di stanza, Rumalina, e ha trovato in Ridoy grande un fratello maggiore.
Aminur ed Imanur sono stati molto malati, poi curati di tubercolosi ed AIDS oltre un anno nell’ospedale che gestisce suor Roberta Pignone, una straordinaria missionaria e medico del PIME. Rudy ha accolto la sua richiesta di inserirli in Casa Famiglia per dar loro un futuro. E ‘ stato un successo! Rudy e Roberta si definiscono ironicamente i genitori naturali dei due ragazzi.
Ho sempre creduto che l’integrazione aiuti a diventare persone migliori, perché nel confronto con la diversità si cresce vicendevolmente. In Casa Famiglia Pang’ono ne ho avuto la conferma assoluta. In casa ero “la straniera “che non parlava la lingua bengalese e così era per i ragazzi bengalesi che dovevano comunicare con me. E’ stato bellissimo constatare come sguardi, gesti, sorrisi, baci&abbracci, siano riusciti a sostituire in maniera brillante le parole!!!
IT’S A FAMILY WHERE JOY IS AT HOME AND VERY MUCH INCLUSIVE.
Grazie!
Questo scrivevo nella pagina conclusiva del primo mio diario bengalese. Allo stesso ne sono seguiti altri tre, perché tre volte sono tornata in Bangladesh!
Da allora alcune cose si sono modificate. La casa è cambiata, ora è nuova, più grande, più spaziosa, più colorata e vivace! Ogni volta che torno scopro ospiti nuovi, attualmente sono in 35! Nel mese di luglio 2024 partirò nuovamente per il Bangladesh dove ho lasciato un pezzo di cuore. I ragazzi sono cresciuti, qualcuno ha lasciato la casa per studiare o lavorare, ma tornano tutti durante le festività, perché le feste si trascorrono in famiglia!
A tutti loro rinnovo il mio grazie per avermi accolta e per avermi fatto conoscere una realtà così vera e speciale!
ধন্যবাদ
Grazie a tutti, tutti, tutti voi!
Paola